Che forma ha l'ecosistema di 100 IDEE?
- Redazione

- 30 set
- Tempo di lettura: 3 min
Alcuni dati sulla prima call idee per i giovani dai 14 ai 18 anni della città di Milano
“Mi aspetto di conoscere tante persone nuove e cose nuove (es. tradizioni, giochi, hobbies ecc.)”
303 ragazze e ragazzi. 134 ragazze e 164 ragazzi.
È come riempire circa 12-15 classi di liceo messe insieme.
Corrisponde a circa un terzo della capienza del Teatro alla Scala (che conta 2.030 posti).
Equivale a riempire circa 10-12 vagoni della metropolitana milanese nell'ora di punta.
È come radunare 15 squadre di calcio giovanile.
Sono 6-7 autobus ATM completamente pieni.
“Mi aspetto di intraprendere un percorso impegnativo ma utile e soddisfacente che può portare risultati concreti e può darmi un'idea di ciò che voglio e posso fare”
Questi ragazzi e ragazze provengono da tutti i Municipi della città, ma anche da fuori Milano (il 17% del totale).
La maggior parte di loro è composta da studenti e studentesse, mentre una piccola parte lavora (2%), studia e lavora (5%) o non studia e non lavora (2%).
Le aspettative con cui hanno deciso di prendere parte a 100 IDEE erano tra le più varie. Alcuni cercavano un’occasione di crescita e di apprendimento, altri un momento di svago e divertimento, qualcuno la possibilità di mettersi alla prova e lavorare in gruppo. Non mancava chi voleva generare un impatto sociale, aiutare gli altri o dare vita a un progetto concreto. Per molti, infine, era soprattutto un modo per aprirsi al nuovo.
“Mi aspetto di riuscire a realizzare il nostro progetto e instaurare un dialogo aperto e costruttivo con i nostri coetanei di altri paesi”
A fianco dei ragazzi e delle ragazze c’erano i mentor, figure di supporto e di accompagnamento. In tutto sono stati 35, tra organizzazioni, associazioni, cooperative, esperti ed esperte, che hanno avuto il compito di guidare e affiancare i giovani nell’elaborazione e nella realizzazione delle loro idee.
“Mi aspettavo tutto troppo easy, ma è stato uno sbatti…”
Un altro aspetto centrale è stato quello delle relazioni e della collaborazione. Lavorare insieme, imparare ad ascoltarsi, dividersi i compiti non è sempre stato facile, ma ha creato un senso di sostegno reciproco:
“Anche se è stata una cosa pesante, non ci sentivamo mai sole… c’era sempre qualcuno di supporto”
Non meno importante è stato l’apprendimento legato alla responsabilità e all’autonomia. I ragazzi e le ragazze hanno sperimentato la gestione di budget, permessi e scelte progettuali. Allo stesso tempo, hanno scoperto quanto possa essere complesso prendere decisioni collettive, e quanto queste possano avere un impatto sugli altri.
Il ruolo degli adulti ha rappresentato un punto centrale. In molti casi sono stati alleati preziosi, capaci di creare spazi sicuri e stimolanti.
“Ci hanno lasciato esprimerci, ma anche guidato nei momenti di difficoltà”
In altri casi, però, le differenze di vedute o una certa rigidità hanno creato barriere.
“Già dai colloqui ci siamo resi conto che noi dicevamo un'idea ma poi l'opinione degli insegnanti era diverso... avevano tutti idea di formazione differenti... è stato un problema iniziale dover capire come impostare l'insegnamento...”
I dati presenti in questo articolo sono stati elaborati da Istituto Italiano Valutazione e fanno riferimento ai giovani tra i 14 e i 18 anni che hanno partecipato alla prima call idee







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