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Con un piede dentro: gli highlights del percorso de Il Crepuscolo

Le opinioni, i punti di vista, le osservazioni acute de Il Crepuscolo, una delle giovani redazioni impegnate nel racconto di 100 IDEE.



Essere "a metà" è una condizione strana. Non sei completamente immerso, ma nemmeno fuori. È questo il punto in cui si sono trovati i ragazzi de Il Crepuscolo, la nuova redazione giovane che ha osservato da vicino il percorso di 100 IDEE.

Abbiamo raccolto le loro impressioni dopo mesi di incontri, racconti e osservazioni. Ne emerge un mosaico sincero, tra soddisfazioni, lentezze e qualche dubbio.

 

Uno degli aspetti più apprezzati è stata la partecipazione attiva dei ragazzi coinvolti nei progetti. "C’è entusiasmo, si vede che i ragazzi ci mettono impegno. Durante gli eventi, soprattutto nei primi incontri, era evidente che molti gruppi avevano voglia di fare e di esprimere la propria idea".

Questo coinvolgimento, unito alla libertà lasciata ai partecipanti di sbagliare e sperimentare, è stato percepito come un elemento raro e prezioso. "Non capita spesso di avere la possibilità di ricevere dei fondi per realizzare un’idea tua e al tempo stesso poterti permettere di sbagliare". È un’occasione che, nel mondo reale, arriva di rado e che fa la differenza.

 

Non tutto però ha funzionato senza intoppi. Secondo alcuni membri de Il Crepuscolo, "ci sono stati gruppi che andavano veramente lenti, anche nei momenti in cui bisognava semplicemente pianificare un’attività". Questo squilibrio nei ritmi — alcuni pronti con le attività mentre altri ancora fermi al punto di partenza — ha sollevato dubbi sulla sostenibilità del progetto nel lungo periodo.

Le cause? Difficili da individuare con certezza. "Può essere per la composizione dei gruppi o per la poca chiarezza iniziale. Ma non possiamo sapere fino in fondo, noi abbiamo solo osservato da fuori", dicono con onestà. Anche i mentor, sebbene pensati per supportare e guidare, sembrano vivere il difficile equilibrio tra lasciar fare e intervenire: "Forse non sapevano bene quanto entrare nei gruppi e quanto lasciarli andare da soli".

 

Un altro aspetto emerso è l’importanza del sentirsi a proprio agio. Per qualcuno, partecipare a un incontro ha significato ritrovare volti noti, sentirsi in un ambiente familiare. "Mi sono sentito abbastanza felice, perché c’erano molte persone che conoscevo", ha raccontato un membro della redazione dopo essere tornato da un incontro. E questo, in un progetto così grande e potenzialmente dispersivo, non è affatto poco.

 

Il punto di vista che emerge dalla testimonianza de Il Crepuscolo è quello di un gruppo giovane ma attento, che ha saputo osservare con partecipazione e spirito critico. Le loro parole non vogliono giudicare ma comprendere: cosa funziona davvero? Cosa può migliorare?

Forse è proprio da questi sguardi a metà che può nascere il cambiamento. Perché chi osserva da fuori, con un piede dentro, può vedere cose che chi è immerso non nota. E può restituirle con onestà.

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