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Giambellino Parla: un nuovo alfabeto e una festa

Da una dichiarazione d'amore ad una sbrodolata sull'agricoltura


Tutto è iniziato durante un viaggio a Bolsena. Due ragazzi del Gruppo Sottosopra - uno di origine marocchina e uno interessato alla lingua araba - si guardano e hanno un'intuizione: e se imparassimo l'arabo insieme, aiutandoci a vicenda? Da questa semplice domanda nasce Giambellino Parla, uno dei progetti di 100 IDEE.

L'idea non è casuale. Nasce dalla consapevolezza di vivere in un quartiere multiculturale dove le barriere linguistiche rappresentano uno dei principali ostacoli al dialogo.

 

Giambellino Parla vuole sfidare la comunicazione che ogni giorno si fa sul quartiere. per accrescere la consapevolezza civica, l'inclusione e l'integrazione sociale attraverso la potenza del dialogo e della parola scardinando il racconto che si fa sulla diversità, concepita solitamente come qualcosa di negativo ed antagonista e trasmettendo il messaggio che questa, invece, rappresenta una risorsa fondamentale e un punto di forza che arricchisce sia a livello personale che di comunità.

 

Nasce, quindi, un corso di arabo peer-to-peer, un laboratorio dove persone arabofone e non si incontrano per imparare insieme. La comprensione della lingua diventa elemento di coesione, aggregazione, socialità e scambio.

 

Il percorso non è stato sempre lineare. L’organizzazione ha richiesto improvvisazione, adattamenti, scelte “rocambolesche” — come quella dell’insegnante, avvenuta all’ultimo — ma è proprio in questa costruzione collettiva, a volte incerta ma sempre autentica, che il progetto ha trovato la sua forza.

 

"L'organizzazione di questo corso è stata sempre un po' all'ultimo, anche con la spesa di oggi che però alla fine è riuscita. Le cose le abbiamo portate a termine ed è stato formativo."



Il gruppo ha concluso il proprio percorso con un momento di festa e condivisione, dove le voci di chi ha partecipato si sono intrecciate in un racconto collettivo dell’esperienza.

 

“Ho iniziato che sapevo due lettere in croce e ora so tutto l’alfabeto”

 

“Mi aspettavo di imparare le lettere e le basi, ora punto tutto sulle frasi, magari in dialetto [egiziano] per portare avanti una conversazione”

 

“Comunque anche se non dovesse continuare il corso siamo interessati ad approfondire l’arabo”

 

Uno dei momenti più sentiti dell’evento è stato quando ognuno ha scelto una parola araba che per lui o lei ha avuto un significato speciale durante il corso.


Sono emerse:

Madrasa (scuola)

Habibi (amore mio)

Intifada (rivoluzione)

Habun (amore)

 

Proprio su quest'ultima parola si è creato uno scambio divertente: la difficile pronuncia della "H" aspirata cambia completamente il significato tra حُبّ (ḥubb = amore) e حَبّ (ḥabb = grano/seme).


"Se vogliamo fare gli splendidi in un'altra lingua assicuriamoci di aver capito, è un attimo passare da una dichiarazione d'amore a una sbrodolata sull'agricoltura."

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