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I giovani si devono raccontare da soli

Alcune considerazioni e osservazioni di Officina della Produzione, la terza giovane redazione impegnata nel racconto di 100 IDEE


"100 IDEE è un’opportunità di realizzare quel sogno nel cassetto - quella piccola cosa che avevi in mente da tempo ma non sapevi da dove partire - per la paura di un salto nel vuoto, per il troppo impegno, per vincoli. 100 IDEE è uno spazio libero, anche solo per sperimentare".


Officina della Produzione è la terza giovane redazione coinvolta nella narrazione del programma 100 IDEE e si è trovata ad incontrare e conoscere i gruppi di ragazzi e ragazze dai 18 ai 35 anni impegnati nella realizzazione delle loro progetti.


Tra i 18 e i 35 anni è facilissimo trovarsi a parlare con amici di quella passione che ti porti dietro da sempre ma poi ti fermi perché pensi 'devo aprire la partita IVA' o 'devo fondare un’associazione'. Ecco, 100 IDEE è proprio l'occasione per lanciarsi nella realizzazione di qualcosa che ci si porta dentro da tempo

Uno degli aspetti più rilevanti del programma - secondo la redazione - è proprio il tema del protagonismo giovanile e del modo in cui questa dimensione viene affrontata dentro 100 IDEE: "Bisogna riuscire a ridare spazio al pensiero dei ragazzi e delle ragazze che vivono l’esperienza. Spesso i racconti dei giovani vengono un po’ pilotati, estrapolati per alimentare narrazioni o stereotipi che non corrispondono sempre alla realtà. È un peccato, perché il protagonismo rischia di essere compromesso: ci sei, ma non fino in fondo".


E qui arriva forse la parte più interessante del loro sguardo: forse l'aspetto che bisogna più curare non sono i giovani, ma gli adulti insegnando loro come lasciare lo spazio all’entusiasmo e all’imprevedibilità dei giovani.


Un'ipotesi: protagonismo giovanile - linee guida per adulti?


Il percorso della redazione non è stato sempre lineare. "Siamo stati sia fortunati che sfortunati — raccontano — Il kick off delle idee di ragazzi e ragazze dai 18 ai 35 anni è caduto in estate, periodo un po’ complicato, ma nonostante tutto siamo riusciti a entrare in contatto con diversi gruppi". Qualche difficoltà c’è stata, soprattutto nel farsi capire nel proprio ruolo: "A volte il nostro mandato è stato interpretato come ‘venite a farci le foto’. È comprensibile, ma a noi piace un’altra logica: entrare prima, conoscere le persone, costruire insieme il racconto".



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