Quartiere Adriano tutto da scoprire: un’idea fra ricerca e movimento che valorizza gli spazi
- Redazione

- 11 nov
- Tempo di lettura: 4 min
Il racconto del progetto Radici in Movimento
Il progetto Radici in Movimento. Ripensare lo Spazio Urbano come Habitat Umano prende forma dalla collaborazione fra il linguaggio artistico di WHYNOT e la ricerca sociale.
Marika Di Remigio, Federica Mocchetti e Sara Fraschini hanno fondato WHYNOT come un'associazione culturale nel 2024, con lo scopo di promuovere la socialità attraverso la danza, creando performance per eventi culturali e laboratori di movimento, collaborando con spazi, enti e artistə. Marta Bracci e Monica Pentucci, invece, sono due sociologhe laureate all’Università degli Studi di Milano Bicocca con il massimo dei voti, interessate alle trasformazioni urbane e che adottano uno sguardo attento agli eventi culturali del territorio.

È proprio dalla sinergia di queste persone che è nato Radici in Movimento. Ripensare lo spazio urbano come habitat umano, un progetto che vuole far dialogare arte performativa e ricerca sociale, con lo scopo di sperimentare nuove forme di engagement con le persone e i loro luoghi della città. L’idea, in un mondo dove le città e gli spazi urbani sono sempre più guidati dagli investimenti capitalisti ed espansionisti dei grandi magnati dell’individualismo, è quella di porre l’accento sugli spazi pubblici che ci rimangono da vivere nel nostro quotidiano e sulla loro funzione nella nostra comunità. Tutto questo al fine di riflettere, insieme a chi abita questi spazi, sul loro significato e la loro importanza.
Perché lo spazio pubblico urbano?
La sociologia urbana è una disciplina che si è sviluppata come risposta a un mondo in una fase di rapida urbanizzazione. Lo spazio e il contesto cittadino interagiscono con i cambiamenti sociali e, addirittura, ne influenzano nuove condizioni e conseguenze. In questa ottica, lo spazio urbano è un attore dinamico.
Lo spazio è dove esistiamo, dove esiste la nostra socialità e lo spazio urbano, nello specifico, si riferisce alle aree in cui ambienti fisici permettono la comunicazione, il transito e l’interazione di cittadini e city user.
Lo spazio pubblico, in particolare, è rappresentante del diritto alla città che tuttə noi abbiamo. Il diritto alla città, nell’ottica lefebvriana, si ottiene percorrendo le routine della vita di tutti i giorni nello spazio cittadino: in questo caso, essere abitanti.
Allora, in una città sempre più privata e in continua espansione, perché non fermarci un attimo a ragionare sul vero valore degli spazi della nostra città?
Perché quartiere Adriano?
Il progetto, che auspica di vedere molteplici versioni di se stesso, nell’autunno 2025 si sta sviluppando in Quartiere Adriano, nella periferia Nord-Est di Milano. Ad oggi, un quartiere che ha subito molte trasformazioni: da periferia a quartiere dormitorio, a territorio di interesse per grandi imprenditori delle città.
Quartiere Adriano ha un’elevata numerosità di anziani e famiglie, gruppi sociali per cui gli spazi urbani sono fondamentali per avere interazione, creare reti d’incontro e passatempo. Allora perché non provare a porre l’accento sugli spazi che abbiamo e tentare di apprezzare e valutare ciò che ci circonda prima che cambi di nuovo, perché tutto è in movimento.
Sai, prima era solo un quartiere dormitorio. Da quando hanno messo l’Esselunga è cambiato tutto (donna 38 anni, residente in quartiere Adriano dal 2011)
Il progetto si sviluppa in alcuni momenti strettamente connessi tra loro che danno modo ai linguaggi accademici e di ricerca di unirsi a quelli performativi e di ibridarsi. Nel mese di luglio è stata svolta un’analisi territoriale sul quartiere che combina lo studio di dati statistici secondari per conoscere il territorio con passeggiate esplorative della località, utilizzando il metodo della flânerie (camminare lentamente, osservare con attenzione, lasciarsi sorprendere dai dettagli e dalle storie quotidiane).
A settembre sono state condotte fatto alcune incursioni artistiche negli spazi pubblici del quartiere. Questi sono veri e propri momenti di performance, pensati per rompere la quotidianità di alcuni spazi pubblici del quartiere e aprire momenti di dialogo e riflessione. Questi momenti di rottura hanno dato al gruppo la possibilità di fare delle interviste con alcunə cittadinə presenti in quel luogo e che hanno assistito alla perfomarmace, così da invitarlə a riflettere su cosa significhi per loro vivere e frequentarne quegli stessi spazi pubblici.
Nel mese di ottobre sono stati sviluppati due eventi molto importanti per il progetto:
Laboratorio di movimento - che si è tenuto sabato 18 ottobre presso il CAG Cattabrega. In questo frangente, insieme alla cittadinanza che ha partecipato è stato possibile riflettere sul legame con il luogo e sul personale utilizzo dello spazio, riscoprendo il valore dello spazio pubblico. Per fare questo i/le partecipantə sono stati accompagnatə nella creazione di una performance collettiva, che è stata condivisa con il pubblico il giorno successivo durante l’evento finale.
Evento finale - che si è svolto il giorno dopo il laboratorio, domenica 19 ottobre presso Magnete. In questo caso, l’evento è stato l’occasione per raccontare il progetto e ciò che è stato costruito durante il laboratorio.
E ora?
Il prossimo momento del progetto sarà anche quello di chiusura, che si terrà ad inizio febbraio presso Cascina San Paolo, dove il gruppo avrà modo di restituire alla comunità i risultati della ricerca e aprire un confronto sulle eventuali criticità riscontrate. Sarà una bella occasione per osservare l’evoluzione del progetto negli ultimi mesi.
Per qualsiasi domanda o informazione:
email: whynotduplo@gmail.com
Instagram: @whynot_space
Sito www.whynotspace.it.
Foto di Sara Rosati















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