Cosa fa un mentor?
- Redazione
- 29 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Creare ecosistemi
Quando abbiamo cominciato a ragionare intorno al programma 100 IDEE avevamo chiara una prospettiva: il progetto avrebbe dovuto creare un ecosistema urbano capace di accogliere e supportare le spinte creative e i desideri di gruppi di ragazze e ragazzi.
Gli ecosistemi si sviluppano quando alcuni organismi pionieri creano le condizioni, preparano letteralmente il terreno ad altre specie via via più complesse, favorendo il crescere di risorse ambientali per lo sviluppo, fino al raggiungimento di un equilibrio stabile dato da una comunità animale non animale articolata e composita.
In che modo un progetto, per sua natura limitato, avrebbe potuto impattare su una città a rischio desertificazione, per rimanere nelle metafore ambientali, come Milano? Una possibile risposta, la nostra risposta, è stata quella di immaginarsi una rete di persone e di organizzazioni che si mettessero a disposizione del progetto per sostenere i gruppi nel loro percorso. Una rete composta non solo dalle organizzazioni che già lavorano con i giovani. La scommessa è stata proprio quella di permeare anche “l’altra città”, arrivare alle botteghe artigiane, ai negozi, ai fab-lab, alle associazioni culturali, ai settori produttivi e creativi.
Un processo di attivazione della città
Come? Attraverso una chiamata pubblica sempre aperta per costituire un elenco di soggetti e persone (sì, anche singole partite iva) che si rendessero disponibili a mettere le proprie competenze a supporto dei gruppi selezionati attraverso il bando 100 IDEE.
Da questa prospettiva nasce la figura del mentor, un ponte tra i gruppi di giovani partecipanti e la realizzazione concreta dei loro progetti, e il catalogo mentor, che raccoglie tutti gli oltre 110 soggetti che hanno aderito alla proposta. Si tratta di un ruolo inedito, che non coincide con il partenariato pubblico – privato che sta sviluppando il progetto e che stimola la città a una responsabilità diffusa verso i desideri di ragazze e ragazzi. Se l’idea può apparire semplice, non lo è la sua messa in pratica. Quali compiti ha nello specifico il mentor? Come deve interpretare il suo ruolo? Che bilanciamento tra il sostegno educativo e la necessità di portare a compimento il progetto?
Il viaggio è la meta
Sin dal principio abbiamo sentito la necessità di affermare la centralità del percorso rispetto alla realizzazione dell’idea. Volevamo da un lato disinnescare l’ansia performativa nei gruppi che hanno candidato un’idea (la scuola ne produce già abbastanza), dall’altro chiarire ai mentor che non chiediamo di fornire soluzioni tecniche o di portare a compimento l’idea con ogni mezzo, ma di stimolare un processo di crescita collaborativa, aiutando i gruppi a sviluppare le proprie capacità e riconoscere i propri limiti.
Viene da sé che si tratta di un processo di mutuo apprendimento, in cui l’interazione costante e l’esplorazione condivisa delle possibilità progettuali trasformano ogni esperienza in un percorso di crescita reciproca. È un accompagnamento improntato alla non sostituzione e all’autonomia, in cui la meta è il viaggio stesso, con la speranza che possa essere trasformativo e, se possibile, divertente.
Auto-riflessività per sviluppare apprendimento
Non è facile trovare un equilibrio per gruppi e mentor tra la voglia di fare e lo spaesamento di poterlo fare, tra lasciare il giusto spazio a tentativi e fallimenti e la spinta a risolvere i problemi per arrivare all’obiettivo previsto. Non solo, la sfida (nella sfida) è quella di dar vita a una relazione significativa tra persone che non si conoscono – i componenti del gruppo con il proprio mentor. Per questo all’interno di 100 IDEE stiamo sviluppando diversi dispositivi per fare sì che il progetto formi una comunità composita e autoriflessiva, che cresca nel tempo e faccia maturare il suo ecosistema: dagli eventi di kick-off di cui vi abbiamo già raccontato su questo blog, alle comunità di pratica tra mentor, fino agli eventi di comunità che da giugno scandiranno il percorso di 100 IDEE.
Questo contributo è stato scritto da Codici, partner del programma
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